Su ciò che sta succedendo (il caso englaro ma anche il DDL Sicurezza) la rete è piena di considerazioni e idee (e di rabbia e disgusto) , tra gli altri voglio riportarvi un post Massimo Mantelli che ne richiama di Luca Sofri su questi argomenti:
Oggi, che è il classico giorno in cui dal profondo del cuore ti sale un “che paese di merda”, pensavo che avrei due cose da condividere con voi.
La prima è che ha ragione e torto Luca che oggi ha scritto un post sull’ argomento:
Ma cosa si fa? Borbottare incazzati è umano e comprensibile, ma non serve a niente e peggiora a sua volta chi lo fa.
Ha ragione perchè fare le cose è certamente meglio che criticare i tentativi altrui, ha torto (torto marcio se lo dovessi dire in una giornata strana come quella odierna) perchè il borbottio o la protesta palese o l’incazzatura urlata ai 4 venti secondo me hanno senso ed utilità comunque. Oggi osservavo le reazioni in rete alle prove di regime dei nostri governanti e pensavo che il primo passo necessario per allontanare questi pazzi dal pannello coi bottoni sia (come sempre) quello di aumentare informazione e dialogo. Anche dentro una bottiglia silenziata come è la rete internet italiana oggi, luogo depotenziato nella sua essenza di acceleratore positivo di idee e progetti da una critica continua e grossolana (vedasi al riguardo le follie censorie previste dal decreto sicurezza sulle opinioni in rete) che – guarda un po’ – appassiona da sempre l’intero arco costituzionale.Esiste una superficialità eclatante in questo paese e non da ieri. Così prima di moderare i termini credo che questi termini andrebbero il più possibile esposti, anche nelle loro varianti peggiori, dietrologiche o superficiali. Lasciamo alla politica la presunzione diffusa e insopportabile secondo la quale i cittadini avrebbero sempre e comunque bisogno di un accompagnatore illuminato che indichi loro la retta via. Il piccolo teatro delle migliaia di persone che si sono agitate in rete oggi, che hanno cambiato l’immagine del proprio profilo su Facebook, che hanno imprecato sui blog e si sono indignate su Friendfeed, non può andare archiviato come inutile borbottio. Si tratta di un primo passo indispensabile, anche se – sono d’accordo – non è detto che il secondo arrivi.
La seconda cosa a cui pensavo oggi è che davvero tutto è definitivamente troppo veloce. Non abbiamo più tempo per pensare. Perfino Gasparri ha un numero svariato di punti di vista da esporre ogni giorno, spesso su tematiche articolate e complesse. E anche noi, spiace dirlo, ci troviamo spesso in condizioni simili. Il caso Englaro raccoglie un numero molto ampio di tematiche: i rapporti fra politica e magistratura, questioni costituzionali, bioetica. Ma anche medicina, diritto, rapporti fra Stato e Chiesa, convinzioni etiche e religiose dei singoli. La sfilata degli ignoranti di fronte ai microfoni dei TG pronti a mandare a memoria il bigliettino del capo è uno spettacolo certamente indecoroso ma non è in fondo troppo diversa dal nostro incoercibile desiderio di schierarci e dire la nostra in grande velocità. L’unica differenza significativa è che il primo è crudo disegno politico, la seconda è quasi sempre trascinante buona fede in attesa di revisione. Ecco se c’e’ un limite grave oggi nell’utilizzo delle nuove tecnologie non è tanto il loro essere amplificatori del borbottio inutile e deprimente, ma di essere strumenti che ci spingono a far prevalere l’azione al ragionamento. Oggi ho trovato in rete moltissimi spunti interessanti su questa storia tristissima: forse la cosa migliore ora, prima di farmi trasportare dalla rabbia e dall’impotenza, sarebbe uscire fuori a fare una lunga passeggiata. Per pensarci un po’ su.
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